lunedì 8 luglio 2013

Guardare, guardarsi, davvero

A volte riconosci degli occhi che ti guardano davvero, come se in te sapessero leggere tempeste e armonie.
Un bambino mi ha mostrato pochi giorni fa che chi è capace di guardare davvero sa distinguere l'unico fiore importante fra tutti, che sia su una stoffa o su un prato, come riconoscere una cosa bella nell'infinità di possibilità che ti presenta la vita. Poi puoi decidere di coglierla o di rimanere a guardarla di lontano, sapendo che in quel prato rimarrà comunque e sarà bella comunque e che a te è stata data la straordinaria possibilità di vederla. Non importa poi come vadano le cose.

Sono gli occhi di qualcuno che ti guarda e ti fa sentire di esistere, qualcuno che anche se provi a scomparire saprà cercarti.
A Dana Reinhardt non importa definire se sia un amico o un amore, lo scoprirete forse alla fine, ma è prima di tutto un incontro, che dura il tempo di un girarsi intorno e di una fuga, di uno zaino fatto, di un pezzo d'estate. Il tempo dell'imparare a volare: staccarsi dalle proprie resistenze, guardare negli occhi di un'altro e specchiarvisi. Come un tuffo in un'acqua sconosciuta. Il giorno in cui imparai a volare (Mondadori, Contemporanea) è un tuffo, un respiro sospeso, un salto verso un luogo forma ignoto come racconta la copertina di Ottavia Bruno. Un'acqua che si lega a una leggenda, che ha un potere, sia anche solo quello di aver fatto incontrare i due personaggi, aver fatto in modo che i loro occhi si riconoscessero.

Come accade nel tuffo de Il Nuotatore, il ragazzo uscito dal doppio sguardo di Paolo Cognetti e Mara Cerri che si muove fra le pagine di un nuovo Orecchio Acerbo.
Si muove nella profondità questo ragazzo, dove due sguardi si incontrano per guardarsi davvero, non ci è dato sapere a chi appartengano gli occhi che incrocia, si intuisce che possano essere quelli dello scrittore, adulto, che guarda il ragazzo che si muove sulla pagina, dopo essere uscito dai suoi pensieri. 
Eccoli gli occhi che si incrociano: <<”Hai ancora paura?” –gli domandai –“Hai ancora paura?” –rispose lui”>>. Un albo per giovani-adulti e per adulti-giovani che parla di coscienza di sé, di autenticità; lascia intuire che il nostro doppio siamo ancora noi stessi, e che il non incontrarlo ci risparmia la paura ma ci rende soli. Un libro che ti colpisce alla prima occhiata furtiva, ti stupisce alla seconda lettura, ti fa smarrire tra le sue risonanze alla terza, e non ti abbandona più quando leggi nelle ultime due pagine –racconto nel racconto- di come Paolo e Mara ne sono emersi.
E ritorni in uno sguardo, tanto da sentirti ospite, non voyeur. Come se in questo privato carteggio che racconta tu possa sapere solo una parte dell'emozione di quel guardarsi, ma quella sia un'emozione che a te, lettore, è regalata, perché tu possa essere parte di tutto questo. L'intimità dell'amicizia è poi cosa altra, ma quel carteggio suona come essere parte in un segreto. Un segreto che racconta che quando ti guardi davvero possono accadere cose che hanno dentro l'incanto.

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